sabato 20 settembre 2008

Nella nostra esperienza culturale è oscurato l’Intermedio, ovvero esso ha un senso solo in quanto un luogo di transizione, di viaggio e dunque è effimero. Esso è quasi una sospensione dell’esistenza di quello che vi capita perché la vera meta e il luogo del senso sono sempre stati esterni all’Intermedio. Di conseguenza rimanere sul ponte anziché scegliere una delle due rive appare un difetto della mente, una sua debolezza, una indecisione, un'incompiutezza ecc. Eppure già dal punto di vista estetico vince la prospettiva di quell'insieme legato dal fiume seppur "a distanza". Ancora una volta ciò non oscura niente, anzi al massimo si può dire di essere "lontani" dalle rive, ma non da qualcosa di importante. In più, preferisco questa sensazione di non aver nient'altro che se stessi e (nel caso di un ponte) un fiume davanti che mescola e contraddistingue le parti del tutto.

1 commento:

Mattia Billi ha detto...

Delle righe spagnole - forse di Machado - suonano così in una loro versione:
"Viaggiatore non ci sono strade. I sentieri si formano camminando."

Il senso forse è più nel tragitto che nell'arrivo.
Viandanti.