giovedì 4 novembre 2010

Nelle ultime settimane mi ritorna spesso in mente un estratto di una conversazione avvenuta tra me (G), altre tre ragazze(3R), di cui due sono della mia età e la terza ha cinque anni di meno(C), e il fidanzato(F) di una di loro,:
Stavamo guardando un film sulla tv e inevitabilmente si commentavano gli attori:
3R: - guardate che bello questo attore
C: - sarà bello sì, però il mio preferito è Johnny Depp
[e segue un elenco di attori che piacciono ad altre ragazze)
G: - invece tutti questi Brad Pitt e Johnny Depp non mi piacciono mica, non hanno l'espressività e quindi non attirano il mio sguardo. Mentre Jack Nicholson...non c'è nessuno migliore di lui... I film con lui sono tra i pochi che potrei guardare non stop (tranne "Shining":))
3R: - ma lui non conta! E' un bravissimo attore ma non puoi dire che è bello!
G: - e invece è così... ripeto, per me l'espressività è il sinonimo di bellezza. Prendi anche lo stesso Leonardo DiCaprio: all'inizio della sua carriera era un babyface inguardabile, ma da quando ha cominciato a recitare nei film decenti (e quindi ha cominciato a recitare) a mio avviso è diventato proprio bello.
[...]
G: - e comunque per trovare un bel attore che soddisfi sia i vostri criteri che i miei non bisogna cercare lontano: ce n'è stato uno così in Italia, un bell'attore per eccellenza.
[sorrido, le ragazze pensano, ma alla fine si arrendono]
G: - ma come! avete già scordato l'irripetibile Marcello Mastroianni?!
C: - e chi è?
[la guardo incredula, ma capita anche a me fin troppo spesso di non ricordarmi i nomi]
F: - è quello che ha recitato con Sophia Loren...
G: - è quello che ha recitato ne La Dolce Vita, 81/2 di Fellini...
C: - ah no, io non guardo questo tipo di cinema.
[confusa non so più che altro dire]

venerdì 8 ottobre 2010

Penso che nessuno possa negare che il razionale non coincide affatto con il ragionevole. E quindi non hanno né la stessa origine né tantomeno la stessa logica interna. Un semplice esempio: se io voglio fare un viaggio turistico nella zona compresa tra Firenze e Pisa invece di prendere la strada diretta verso Pisa (soluzione razionale) sceglierò un itinerario con delle deviazioni verso Arezzo, Montepulciano, Siena, Volterra, San Gimignano ecc. (soluzione ragionevole). Diversamente dal razionale il ragionevole ha a che fare con le variabili infinite che vanno oltre le regole della rigida logica matematica e credo che proprio il ragionevole sia un termine più adatto per valutare/decidere le nostri azioni.
Tuttavia spesso non ci accorgiamo di aver mischiato entrambi i termini, e l'esempio più comune è il seguente: quando siamo incredibilmente indecisi, travolti dagli opposti che minacciano l'uno l'altro, prendiamo un foglio di carta e scriviamo tutti i pro e i contro, e alla fine vince la somma dei pro (soluzione logica e razionale), mentre sono sicura che in quella lista fin troppo spesso appare anche un contro che col suo valore emotivo, finanziario, umano o quello che volete, può tranquillamente cancellare tutti i pro; in altre parole, non nego che 3 sia inferiore a 5, ma ciò non implica che 3 sia meno importante.
Certo, il ragionevole ci mette più in crisi rispetto al razionale: per valutare se uno si è comportato in maniera razionale non devo sapere quasi niente del soggetto in questione, mentre è quasi il contrario se parliamo del ragionevole. Il razionale funziona analizzando un'azione o un insieme di azioni separatamente dalle condizioni, dagli imprevisti, dalle convinzioni, dalle aspirazioni, dal carattere ecc ecc ecc. Mentre se escludiamo il razionale dalla nostra quotidianità e soprattutto dalla vita sembra che finiamo nella palude delle passioni, delle insensatezze le quali loro stesse così spesso disperate invocano la ragione (altrui, ovviamente). Il ragionevole si rivela così personale, così singolare, così diverso da persona a persona che forse allora non esiste nemmeno? o se esiste non conta niente visto che non è applicabile alle situazioni successive? infatti, pochi di noi possiamo vantarci di aver agito in maniera ragionevole più volte. e anche in quelle poche volte ciò è stato quasi accidentale, dettato appunto di qualche istinto (di sopravvivenza, di rivolta contro qualcosa di ingiusto ecc ecc ecc).
Direi quindi che al massimo possiamo solo aspirare ad un'azione ragionevole.

domenica 10 gennaio 2010

questo blog non è destinato a diventare una recenzione continua dei film che ho visto, eppure non è colpa mia se i miei per la serata "see you later, aligator" hanno deciso di guardare l'Antichrist di Lars von Trier (e ho un sospetto che ne parlerò con più persone quindi preferisco scrivere una volta per tutte la mia opinione:)) ---e ora sto pensando: ma basta davvero così poco per shoccare il pubblico? era annunciato come un film scandalo e aveva anche ottenuto questo risultato, ma mi chiedo: perché? sì, ci sono alcune scene che mi hanno costretta a chiudere gli occhi poiché era insopportabile guardare come lei lo ferisce ai genitali, lo masturba a sangue e qualche scena dopo fa la stessa cosa in ordine inverso a se stessa (m fa male solo a scrivere). ma se per questo, si potrebbe girare delle scene ancora più orrende, solo che dubito ciò possa decidere il valore di un film.

Comunque, dal punto di vista estetico è un film mooolto bello, si vede che l'ha fatto una persona che ne capisce parecchio. Tuttavia questa serie di "scene stupende" mi sembra abbastanza sprecata. peccato. tante volte difendo un'opera dell'arte solo per il suo mondo estetico nonostante non mi abbia fatto né piangere, né ridere né tantomeno pensare, purtroppo non è questo il caso dell'Antichrist, in più una scena è proprio ridicola (la volpe parlante) e non sembra essere voluta dal regista. eh, e non c'è neanche una frase "normale" durante tutto il film, solo quelle "alte" o "isteriche".

l'unica chiave di lettura sembra quella di lui (la storia di una donna che dopo la perdita di un figlio non riesce a gestire il dolore), ma se è così allora è davvero banale e addirittura mal fatto. se invece è lei la protagonista (come dovrebbe essere) allora è nient'altro che un'isterica che si inventa il mondo mistico e ci semina le sue paure che finiscono con gli attacchi di panico che la rendono incontrollabile. e insopportabile. lei non ha a che fare con la natura "malvaggia", "diabolica" come si vorrebbe vedere. non ha nessun legame, non si sente nessuna appartenenza "oggettiva" al mistero/male/natura, non è neppure una sua incosciente manifestazione o, se preferite, un suo strumento. è un film su niente che contiene tanti stracci di diversissimi registri e perciò è fuorviante e imbarazzante.

l'ultima scena è l'unica che non ha una spiegazione certa e forse ne avrebbe bisogno (contrariamente a tante altre scene del film). sarà che non ho capito niente, ma potrebbe essere un'ennesima visione autonoma e bella in sé. certo, i rimandi alle donne bruciate in massa per secoli solo perché erano donne, attribuendo loro i poteri che in realtà non avevano, potrebbero salvare questo film, ma il resto del film non ci arriva. se dovesse risultare che l' "isteria" di lei è nient'altro che questo con un sapore di colpa "metafisica" di essere una donna e forse anche di convinzione di essere una portatrice del male naturale acquisite (o scoperte??? mah...) durante la preparazione della tesi sulla persecuzione delle donne nel medioevo, manifestando quella isteria pienamente tant'é che lui, prima cercando di salvarla dal dolore, alla fine è costretto ad ammazzarla e a bruciarla sul rogo (!), allora tutto diventerebbe, sì, un po' più complicato, ma allo stesso momento si potrebbe eliminare un terzo del film.

potrei finire con tre dettagli positivi: è un film dedicato a Tarkovsky (in più, l'ambiente del film deve mooolto ai cronotopi tarkovskiani, solo che diventa piuttosto una loro parodia sicuramente involontaria) , comincia e finisce con la mia aria preferita che ascolto tutt'ora, e Willem Dafoe che non ha mai attirato il mio sguardo stavolta è di un fascino irrestibile (ovvero è ripreso perfettamente) :D

per me questo film non è ricercato abbastanza

per Lars von Trier questo film è stato una guarigione dalla depressione.