venerdì 17 ottobre 2008

non è come quel dolore che puoi stringere in mano. duole, fa male da morire, ma sei tu che lo stringi, e se non proprio tra le mani, le puoi mettere comunque sulla parte dolente e premerla per diminuire il dolore. puoi perfino chiedere ad un altro di chiuderlo e di strapparlo. invece questo è diverso. mi vedo sciogliere pian piano e inevitabilmente, divento le gocce che dopo un po' riappaiono sulle pareti, sul soffitto e così piovo di un liquido ipnotizzante paralizzante che poi ritrova le altri parti sul pavimento e comincia a espandersi, a scorrere oltre la porta, oltre le finestre, traverso le piccole spore di un muro ormai umido, impregnato mentre giaccio senza peso senza contenuto ma combattuta dalla forza della gravità cercando di fermare invano quel diluvio. non mi rimangono che le mani bagnate e uno sguardo che sa di non poter arrivare a nessun limite. e le gocce, le acque, me stessa che scorro sopra le superfici ruvide stridenti...

bisognosa di superfici tenere vado per una settimana lì dove anche la nebbia alleggerisce.spero di tornare con altre immagini e allo stesso momento di trovare quelle che ho addomesticato già.
mi mancherete


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