Tuttavia spesso non ci accorgiamo di aver mischiato entrambi i termini, e l'esempio più comune è il seguente: quando siamo incredibilmente indecisi, travolti dagli opposti che minacciano l'uno l'altro, prendiamo un foglio di carta e scriviamo tutti i pro e i contro, e alla fine vince la somma dei pro (soluzione logica e razionale), mentre sono sicura che in quella lista fin troppo spesso appare anche un contro che col suo valore emotivo, finanziario, umano o quello che volete, può tranquillamente cancellare tutti i pro; in altre parole, non nego che 3 sia inferiore a 5, ma ciò non implica che 3 sia meno importante.
Certo, il ragionevole ci mette più in crisi rispetto al razionale: per valutare se uno si è comportato in maniera razionale non devo sapere quasi niente del soggetto in questione, mentre è quasi il contrario se parliamo del ragionevole. Il razionale funziona analizzando un'azione o un insieme di azioni separatamente dalle condizioni, dagli imprevisti, dalle convinzioni, dalle aspirazioni, dal carattere ecc ecc ecc. Mentre se escludiamo il razionale dalla nostra quotidianità e soprattutto dalla vita sembra che finiamo nella palude delle passioni, delle insensatezze le quali loro stesse così spesso disperate invocano la ragione (altrui, ovviamente). Il ragionevole si rivela così personale, così singolare, così diverso da persona a persona che forse allora non esiste nemmeno? o se esiste non conta niente visto che non è applicabile alle situazioni successive? infatti, pochi di noi possiamo vantarci di aver agito in maniera ragionevole più volte. e anche in quelle poche volte ciò è stato quasi accidentale, dettato appunto di qualche istinto (di sopravvivenza, di rivolta contro qualcosa di ingiusto ecc ecc ecc).
Direi quindi che al massimo possiamo solo aspirare ad un'azione ragionevole.
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